USA IL TUO CORPO O LO PERDERAI !

FarfalleQuesto Articolo di Filppo Ongaro, mi è molto piaciuto ed è in linea con ciò che consiglio da molto tempo su Fruttalia.it e nel Fruitness il cambiamento graduale, il cambiamento completo di stile di vita di tarsformazione interna sono necessari per cambiare la propria vita in meglio con benessere e salute crescenti stabilmente.

USA IL TUO CORPO O LO PERDERAI !

di Filippo Ongaro

Si stima che il 40% degli ita­liani sia com­ple­ta­mente seden­ta­rio. Oltre 23 milioni di per­sone che non svol­gono nem­meno la minima atti­vità fisica. Il dato emerge da un’indagine dell’ISTAT del 2009 che mette anche in risalto come un ulte­riore 28% di ita­liani, pari a 16 milioni di indi­vi­dui, svolga atti­vità fisica senza pra­ti­care uno sport, cosa che equi­vale spesso a poco più che andare a fare la spesa a piedi.

Se si som­mano que­sti dati emerge un inquie­tante qua­dro fatto di 39 milioni di per­sone (quasi il 70% della popo­la­zione) che non fa nulla o molto poco. Sem­pre nel nostro Paese circa la metà dei bam­bini tra i 6 e i 10 anni ha la tele­vi­sione in camera e il 38% guarda la TV o gioca con i video­gio­chi per più di tre ore al giorno men­tre solo un bam­bino su quat­tro si reca a scuola a piedi o in bici, pro­ba­bil­mente anche per il rischio tutto ita­liano di essere inve­stito da qual­che gui­da­tore deficiente.

Anche i geni­tori non sem­brano dotati di grandi volontà rifles­sive se si pensa che solo il 43% delle madri di quei bam­bini fisi­ca­mente inat­tivi ritiene che il pro­prio figlio svolga poca atti­vità fisica. Del resto è risa­puto come l’obesità infan­tile cor­reli for­te­mente con il peso della mamma, il livello di atti­vità del padre e il grado di istru­zione di entrambi.

Sem­pre da inda­gini recenti risulta anche che chi pra­tica sport da pic­colo tende a smet­tere nel tempo forse a causa delle spinte ago­ni­sti­che ecces­sive di geni­tori e alle­na­tori poco capaci di pro­muo­vere la cul­tura dello sport invece di quella della vit­to­ria a tutti i costi. Infatti, i quin­di­cenni sono net­ta­mente meno attivi dei tre­di­cenni. E l’italiano medio sem­bra avere anche una spic­cata pro­pen­sione a rite­nersi migliore di quello che è: un seden­ta­rio su cin­que per­ce­pi­sce il pro­prio livello di atti­vità come asso­lu­ta­mente sufficiente.

Anche nel resto dell’Europa però non se la pas­sano molto meglio se si pensa che circa 600.000 decessi all’anno sono cau­sati dalla seden­ta­rietà e che il 35% della popo­la­zione euro­pea è com­ple­ta­mente sedentaria.

Per dare un senso ai dati sta­ti­stici occorre però chie­dersi cosa si nasconde die­tro ai numeri. Esi­stono ragioni strut­tu­rali che impe­di­scono agli ita­liani di muo­versi? Abbiamo una spe­ci­fica carenza di par­chi o pale­stre? Ci sono leggi o regole sociali che impe­di­scono alle per­sone di andare a cor­rere o di alzare dei pesi? O forse die­tro quei numeri impie­tosi si celano solo pigri­zia, paura di impe­gnarsi, man­canza di cul­tura, scuse e prio­rità sbagliate?

Tutto que­sto sarebbe un pro­blema rela­tivo se per lo meno que­sta man­canza di dedi­zione all’attività fisica si accom­pa­gnasse ad una grande feli­cità, a gioia e sere­nità col­let­tiva date magari da poco impe­gno ma mag­gior capa­cità di godersi la vita. Ma così non sem­bra essere visto che oltre il 10% della popo­la­zione ita­liana sof­fre di un livello di ansia o depres­sione con­si­de­rato pato­lo­gico, oltre l’80% rife­ri­sce di essere pre­oc­cu­pa­tis­simo per la situa­zione di vita in Ita­lia, lo stress col­pi­sce il 40% dei lavo­ra­tori e 7 per­sone su 10 tra­di­scono il pro­prio part­ner per eva­dere dalla noia della vita di tutti i giorni.

Insomma sem­bra che l’aperitivo a fine gior­nata, dol­cetti vari e le feste del wee­kend non siano suf­fi­cienti a garan­tire feli­cità e spen­sie­ra­tezza. Sarà per que­sto che tante per­sone tro­vano sem­pre qual­cosa di cui lamen­tarsi. Dolori, sovrap­peso, stan­chezza, lavoro, troppo freddo o caldo sof­fo­cante. La mamma che dice “non mi man­gia le ver­dure” senza pre­oc­cu­parsi dell’esempio che dà lei o il papà che fa il tifo la dome­nica dando del cor­nuto all’arbitro ma che non sa nem­meno più dove siano le sue scarpe da ginnastica.

Abbiamo perso, o forse non abbiamo mai svi­lup­pato, la cul­tura di una disci­plina pra­ti­cata ogni giorno e di un sacri­fi­cio quo­ti­diano per una gra­ti­fi­ca­zione più pro­fonda a lungo termine.

Ci siamo scor­dati che attra­verso la cura del corpo si svi­luppa il carat­tere di una per­sona e che dolori, rab­bia, eccesso di peso, ansia e depres­sione pos­sono anche scom­pa­rire usando il corpo per quello per cui è fatto invece di abu­sarne con l’ennesima siga­retta o happy hour.
E certo un ape­ri­tivo salu­tare è un’opzione così come qual­che dol­cetto con ingre­dienti meno dan­nosi ci può dare una mano. Ma non illu­dia­moci, la solu­zione non sta lì. Anzi il rischio è quello di rite­nere di aver fatto chissà quale cam­bia­mento per­ché si prende la pasta di Kamut® e si usa lo zuc­chero masco­bado invece di quello clas­sico. Il pro­blema non sta tanto in che zuc­chero usi ma nel capire per­ché hai così tanto biso­gno di ali­menti dolci.

I pic­coli cam­bia­menti rischiano di essere solo degli spec­chietti per le allo­dole se non ven­gono col­lo­cati in una più pro­fonda e vasta tra­sfor­ma­zione della pro­pria vita, delle pro­prie abi­tu­dini e delle pro­prie prio­rità. È meglio un cam­bia­mento gra­duale, con­ti­nuando a con­ce­dersi qual­che ecce­zione come è umano che sia, piut­to­sto che il vivere nell’illusione di aver già cam­biato tutto in meglio senza averlo fatto veramente.

Ieri, tor­nando a casa dopo l’allenamento ho incon­trato una per­sona che vaga­mente cono­sco. Quando gli ho rife­rito che avevo appena finito di fare sport mi ha rispo­sto “beato te”. Ho intuito che con quella frase voleva dire che lui pove­rino non aveva mica il tempo di alle­narsi e che io ero invece for­tu­nato. Sono d’accordo non tanto sull’avere tempo o meno (sono piut­to­sto impe­gnato anche io) ma sul fatto che è una vera for­tuna aver tro­vato la forza e la disci­plina inte­riore per pro­vare ogni giorno a miglio­rarmi e essere dav­vero felice.

E poco conta se i pigri con­ti­nue­ranno a dare degli osses­sivi a tutti quelli che vivono la vita con pas­sione e costanza.

 

Estratto da : Filippo-ongaro.it