Mangiare per vivere o vivere per mangiare?

L’INGANNO DELLA SOPRAVVIVENZA

Sin da quando siamo ancora in fasce, ci viene insegnato che mangiare è necessario alla sopravvivenza e che, se non ci si alimenta con regolarità, si muore di inedia.
Non abbiamo (quasi) neanche cominciato a respirare… che il cibo s’impossessa di noi e rapidamente si trasforma in una droga.
Talmente potente da condizionare tutta la nostra esistenza!

ALLATTAMENTO E INTIMITÁ

mamma che allatta

Dopo la nascita, la dimensione protetta che ha caratterizzato la vita intrauterina, va perduta e il neonato si ritrova improvvisamente alle prese con il caldo e con il freddo, con il silenzio e con i rumori, con le sensazioni epidermiche e con quelle interne al corpo… e con una terribile solitudine, perché la mamma non è più così presente come quando insieme formavano una cosa sola.
Per fortuna, a ricreare quell’avvolgente sensazione di unione provvede l’allattamento!
Durante le poppate il piccolo ritrova (almeno in parte) la fusione con il corpo materno e sperimenta nuovamente la totalità che esisteva prima della nascita.
Nella nostra frenetica vita moderna, però, quello è spesso anche l’unico momento d’intimità concesso alla madre e al bambino.
Gli orari di lavoro, la gestione della casa, l’accudimento di altri fratellini e un certo tipo di pedagogia (nera)… distolgono l’attenzione della mamma, impedendole quella dedizione totale di cui ogni nuovo nato ha bisogno per superare positivamente il trauma della nascita.
Queste considerazioni, naturalmente, valgono soltanto per la nostra specie. Umana.
Gli animali dedicano ai loro cuccioli un tempo totalizzante e di appartenenza reciproca che le mamme umane, per assolvere le tante richieste della società, sono costrette a delegare a nonni, baby sitter e asili nido.
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Tossicodipendenza Nutri-Alimentare

“L’uomo è l’animale più ammalato sulla terra; nessun altro animale ha violato così tanto le leggi dell’alimentazione quanto l’uomo; nessun altro animale mangia scorrettamente quanto l’uomo.”

Arnold Ehret

Il cibo che ti rincorre

Ci hanno insegnato che per vivere bene e in salute è necessario nutrirsi in modo equilibrato, sano e regolare ma, se osserviamo il nostro stile di vita, vediamo che l’alimentazione oggi non è più uno strumento al servizio della sopravvivenza.
Mangiare è diventato:
un’opportunità per incontrarsi,
un modo per allentare le tensioni,
l’occasione per fare festa,
un antidepressivo,
il momento in cui raccontare e raccontarsi,
un tempo dedicato a se stessi,
una pausa che permette di riordinare le idee e di riflettere,
un mezzo per scambiare l’affetto…
Insomma, si mangia per tante ragioni diverse e tutte molto distanti dalla necessità di mantenersi sani.

Ben lontano dai bisogni legati alla sussistenza, il cibo è soprattutto un’esigenza culturale, sociale, economica e commerciale, talmente importante da condizionare tutta l’organizzazione delle nostre giornate.
Parliamo di alimenti quasi continuamente… per raccontarci cosa abbiamo mangiato, per scambiarci le ricette, per condividere i gusti, le avversioni o le preferenze, per informarci sui luoghi dove si può assaggiare questo o quello, per programmare incontri e riunioni di ogni tipo…
Portare qualcosa alla bocca è diventata una compulsione, un comportamento stereotipato e insopprimibile agito in maniera istintiva, automatica e ripetitiva nel tentativo di placare l’ansia che lo sottende.
E naturalmente più mangiamo più aumenta la necessità di mangiare.
E più il mercato alimentare ci mette a disposizione golosità e occasioni sempre nuove per riempirci lo stomaco.
Così, se un tempo tre pasti al giorno erano un privilegio riservato a pochi, oggi la quantità di spuntini, merende, snack, stuzzichini e rompi digiuno a disposizione di chiunque, ha fatto lievitare le occasioni per sbocconcellare qualcosa, col risultato di renderci vittime di una fame coattiva e patologica.
Grazie all’offerta esagerata e a alla sollecitazione continua, la nutrizione si è trasformata in una droga, legale e a buon mercato, al servizio di interessi economici sempre più consistenti.

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La schiavitù emozionale del cibo

dipendenza-cibo

A cura della Dott.ssa Carla Sale Musio:

La droga ipnotica del cibo inizia con il condizionamento nell’infanzia e continua e si mantiene mangiando cibi elaborati che eccitano le papille gustative ed inducono un senso di piacevole dipendenza, come lo zucchero,
il sale, il glutammato, la caseina e tutti i prodotti pieni di aromi ed edulcoranti che trovi al supermercato. Questo non è il modo in cui l’essere umano si è evoluto e sviluppato.

Basta guardare gli animali, essi hanno un rapporto col cibo molto più semplice e sano, senza compulsioni. Ma appena cominciamo a dargli del cibo raffinato, zuccherato, salato, condito, allora puoi osservare immediatamente come inizia come una sorta di ossessione per averne di più. Il seguente articolo spiega in maniera meravigliosa come è successo e cosa sta attualmente accadendo nel nostro rapporto col cibo e di come esso condiziona le nostre relazioni.

Mangiare è un piacere irrinunciabile… giustificato dal bisogno di mantenersi in vita!

“Pensa ai bambini che muoiono di fame e finisci quello che hai nel piatto!”
“Mangia tutto, perché la roba da mangiare non si butta via!”
“Padre nostro che sei nei cieli, dacci oggi il nostro pane quotidiano…”
“Se continui a fare il cattivo, andrai a letto senza cena!”La paura di restare senza cibo e morire di fame è una paura atavica che mamme, nonne e baby sitter, utilizzano da sempre per convincere i bambini a mangiare.

L’atto di ingerire il cibo è la prima cosa che un neonato deve imparare.

I pediatri consultano le loro tabelle e insegnano ai genitori a pesare i bimbi prima e dopo ogni poppata, per controllare che il latte sia sempre nella giusta quantità.

L’ossessione del cibo incomincia subito nella vita, prende forma dal desiderio di ottenere l’approvazione del medico e si snoda lungo il percorso di merendine, snack, rompi digiuno, biscottini e stuzzichini, che accompagna la crescita dei nostri figli. [Read more…]