Dentosofia e attivatore plurifunzionale (2a parte)

Dentosofia 2 (La forma squadrata delle arcate dentarie)

Schermata 2015-12-13 alle 21.16.09  La Medicina, da sempre, è stata considerata un’arte. E tale è. Non è scienza, anche se si avvale delle scoperte scientifiche per definire le proprie deduzioni e, soprattutto, non è una scienza esatta perché si occupa di organismi viventi (l’uomo) che sono in continuo cambiamento e modificazione nell’arco del tempo.Volendo essere considerata Scienza (voluto soprattutto da chi si crede scienziato – e le Università fanno ritenere che questa dicitura sia appropriata) cerca di applicare il metodo scientifico a ciò che è il suo campo di applicazione: cercare delle soluzioni alle patologie che ci affliggono per evitare di ammalarci. Ma il più delle volte si preoccupa di farlo quando già la malattia è presente.
Prendiamo una semplice epidemia invernale di influenza: se, in una classe di 30 bambini, se ne ammalano 25, la Scienza medica cerca di trovare una cura affinché la volta successiva quei bambini possano resistere all’attacco dei virus. Ma quei 5 bambini che non si sono ammalati? In fondo hanno respirato lo stesso virus degli altri… sono stati a contatto coi loro compagni. Come mai non hanno contratto l’influenza? La Medicina se ne disinteressa. Se si chiede a qualunque medico di spiegare la ragione di tale fatto ci si inventa una qualsiasi risposta “di comodo” tipo: avevano il sistema immunitario più forte, erano meno stressati, sono stati fortunati, ecc.
In odontoiatria abbiamo situazioni simili riguardo alle statistiche delle terapie effettuate. Prendiamo l’ortodonzia: un qualsiasi trattamento ortodontico convenzionale, fisso o mobile che sia, ha l’80% di probabilità che abbia una recidiva. La recidiva è quella situazione in cui i denti che hanno raggiunto il risultato voluto tornano indietro allo stato pre-trattamento nel giro di poco tempo (da pochi mesi a pochi anni); per cui, nella maggioranza dei casi, si provvede a fornire i pazienti di una contenzione “a vita” che anch’essa può essere fissa o mobile. Fissa se si utilizzano degli splintaggi, cioè materiali che bloccano i denti nella posizione raggiunta, mobile con l’utilizzo di bite notturni o da portare 24 ore su 24.Parecchi anni fa due ricercatori e professori francesi hanno fatto l’opposto di quello che la Medicina usualmente fa. Nel caso delle recidive, gli ortodontisti si mettono a studiare nuove possibilità terapeutiche per poter abbassare o annullare quella percentuale (80%) così alta; Soulet e Besombes, invece, hanno cominciato a studiare quel 20% di casi che, all’opposto, non hanno più bisogno di alcuna terapia perché i denti si sono stabilizzati in una posizione tale da rimanere stabile quasi per sempre. Il “quasi” l’ho utilizzato perché, essendo noi esseri viventi e modificabili, una percentuale del 100% è praticamente impossibile da raggiungere.

E hanno scoperto una cosa interessante: che coloro che facevano parte di quel 20%, “a fortuna” avevano raggiunto una posizione cosiddetta stabile perché l’arcata non era ovale ma quadrangolare. Hanno così iniziato a ragionare su questo fatto e sono giunti alla conclusione che se tutti coloro che fanno ortodonzia raggiungessero quella forma con angoli acuti che connettono i canini coi denti posteriori, sarebbero rimasti coi denti dritti per sempre.

La prova l’hanno avuta ideando un piccolo bite in caucciù, dove i denti possono essere liberi di posizionarsi al suo interno senza però la possibilità di sventagliarsi verso l’esterno o l’interno (praticamente molto simile ai paradenti dei boxeurs). Hanno applicato questi bite ai loro piccoli pazienti che, d’estate, per passare le vacanze in pace, volevano togliere i brackets ed il filo metallico dei loro apparecchi fissi. Al rientro dalle vacanze, con sorpresa, i due studiosi poterono constatare che i loro piccoli pazienti non solo non avevano segni di recidiva, ma molti erano addirittura migliorati.

Costruirono così dei bite in caucciù che avevano la caratteristica di portare le arcate dentarie al raggiungimento di una forma di tipo “quadrangolare”. Se esaminiamo gli edifici che in architettura sono più solidi, hanno tutti una forma di tipo cubico, con base, quindi, quadrangolare. Le piramidi egiziane sono quadrate; la Tour Eiffel ha base quadrata; San Pietro a Roma ha una struttura di tipo quadrangolare; i fari hanno la base quadrangolare.

 

Schermata 2015-12-13 alle 21.16.09
La base circolare è più instabile, basti vedere la Torre di Pisa! Negli anni, poi, si sono aggiunti altri materiali per produrre l’apparecchio orto-gnatologico che, tecnicamente, si chiama attivatore a doccia di Soulet e Besombes. Per cui oggi, oltre al caucciù possiamo disporre anche di apparecchi in elastomero ed in staminalene. Sono tutti gommosi ed elastici, indeformabili con la proprietà di distribuire una forza uniforme sui denti che si spostano in maniera dolce fino al raggiungimento della loro dimensione: ciò significa che, appena messo, l’apparecchio avrà una dimensione di partenza leggermente più grande dell’arcata dentale che deve contenere perché i denti devono poter raggiungere la dimensione dell’apparecchio stesso.Il protocollo prevede di sostituire l’apparecchio precedente col successivo ogni 6-8 mesi perché quello è il tempo con il quale, fisiologicamente, si riesce ad ottenere uno spostamento dentale che risulti in qualche modo stabile… anche se la stabilità vera e propria sarà raggiunta dopo aver portato l’ultimo apparecchio della serie.
A che età si può iniziare il trattamento? Dai 3 anni in su! Dopo i 3 anni, chiunque può decidere di mettersi “i denti a posto”!
 Dott. Stefano di Biagio

Per informazioni e approfondimenti leggete qui :

 Attivatore plurifunzionale