Il potere della respirazione pranica

Lo sbalorditivo potere della respirazione pranica – A. Van Lysebeth

Il Prâna obbedisce al pensiero

Una delle scoperte più notevoli degli Yogi, che da sola giustificherebbe la pratica e lo studio dello yoga, è che il Prana obbedisce al pensiero. In altre parole il pensiero concentrato consente d’assorbire una quantità accresciuta di prana.

Prendere aria

Proprio come i detti e i proverbi, le locuzioni più banali celano sovente una saggezza insospettata da quelli che se ne servono. Così, dicendo che si va a prendere aria, si indica che si va fuori a respirare aria pura, in contrasto con l’aria chiusa dei locali abitati. Ora, questa espressione dovrebbe essere intesa alla lettera, poiché noi dovremmo veramente “prendere” aria invece di contentarci di inspirarla quasi passivamente, come è generalmente il caso dell’”homo domesticus” (non ditemi che per caso voi conoscete esemplari di homo sapiens!).

Noi, civilizzati sedentari, persino quando ci troviamo all’aria pura della campagna e respiriamo, o ci sforziamo di respirare, alla maniera degli yogi, (cioè durante respirazioni complete) inspiriamo sì l’aria, ma non la prendiamo.
Qual’è la differenza?

Per l’animale selvatico che vive nella natura, come per l’uomo primitivo, l’aria ambientale è per noi un elemento indispensabile alla vita, ma inoltre veicola un’infinità di informazioni e di messaggi provenienti dal mondo esterno.
In realtà, il nostro senso olfattivo, confrontato con quello degli animali, è atrofizzato. Per quanto riguarda gli animali, senza citare il cane poliziotto, il cui fiuto non cessa di meravigliarci, l’aria racchiude un mondo di sensazioni e di messaggi.

E’ tutta vibrante di effluvi: l’odore della preda nascosta nell’erba alta della savana, o quella del nemico in agguato. Quelli che vanno a caccia grossa in Asia o in Africa sanno perfettamente che il vento porta il loro odore alla selvaggina e gli dà l’allarme; così, per avvicinarsi alla loro vittima,devono tener conto della direzione del vento.
Quanto a noi, il nostro senso olfattivo ci serve solo ad annusare gli odori di cucina o i profumi artificiali, raramente i fiori.
Certo, nella metropolitana è preferibile che il senso olfattivo non sia ben sviluppato…

Ma torniamo al nostro “prendere aria”. Inspirando, l’animale prende possesso dell’aria tramite le narici, che, spesso, sono mobilissime.
Osservate le narici del rinoceronte allo zoo o dell’umile coniglio domestico: esse captano attivamente l’aria. Certe popolazioni rimaste vicine alla natura (per esempio in Africa) mostrano che l’uomo “naturale” anch’esso, “capta e palpa” l’aria con le sue narici, e lo fa molto attivamente.
Le ali del naso hanno piccoli muscoli che, in noi, rimangono inattivi, ma che possiedono una gran mobilità in quegli uomini che vengono definiti selvaggi. A ciascuna inspirazione, le loro narici si dilatano per realizzare una vera pressione d’aria.

Facciamo dunque la prova di questa respirazione. Cominciamo a respirare normalmente, che ciò avvenga in respirazione ordinaria o nella respirazione yoghica completa. Le narici rimangono praticamente immobili.
Poi, inspiriamo profondamente ed energicamente, rilasciando le ali del naso. Constateremo che la suzione dell’inspirazione tende ad avvicinare le ali del naso e a ridurre così il passaggio offerto dalle narici all’entrata dell’aria. Succede persino che una narice si blocchi completamente sotto l’effetto di questa suzione.

Proviamo ora a “prendere” aria.
Inspiriamo allargando le ali del naso mediante una trazione dei muscoli destinati a questo scopo (nell’espirazione occorre rilasciarli).
Poche inspirazioni effettuate in questa maniera ci permetteranno di constatare che l’aria entra assai più facilmente, in più grande quantità e in maniera più equilibrata (quindi attraverso le due narici, cosa che dal punto di vista dell’assorbimento del prâna è estremamente importante).

Prendere aria allargando le narici del naso facilita non soltanto l’entrata di una accresciuta quantità di aria, ma dirige anche attivamente la corrente d’aria, che penetra nelle conche turbinate del naso, verso le zone tappezzate da terminazioni nervose tra le più sensibili.
Le terminazioni nervose delle conche turbinate del naso, incaricate di analizzare e di identificare gli odori, sebbene atrofizzate rispetto a quelle dell’animale che vive in un mondo di sensazioni olfattive diverse, rimangono nonostante tutto di una sbalorditiva sensibilità.

Il nostro naso è una vera antenna pranica. L’allargamento delle narici modifica la forma di imbuto costituita dalla parte inferiore della nostra appendice nasale e guida l’aria inspirata verso le zone delle fosse nasali ove queste terminazioni nervose sono più numerose, là dove gli yogi situano il nostro più importante captatore di prana.
Sembrerebbe che questa particolare disposizione delle narici scateni, per via riflessa, una modificazione per gradi di tutto l’apparato respiratorio a cominciare dalle narici, forse persino dei bronchi, senza escludere che la sua influenza si estenda addirittura agli alveoli polmonari. L’apparato respiratorio, connesso intimamente al sistema nervoso, costituisce sotto parecchi aspetti un tutto organico.

Esattamente come il fatto di mordere un frutto provoca nella bocca un getto di saliva e scatena progressivamente reazioni in tutto il tubo digerente, persino là dove il nutrimento non è ancora direttamente penetrato (lo studio dei riflessi condizionati della scuola di Pavlov ha dimostrato che i succhi gastrici vengono secreti contemporaneamente alla saliva), così l’ammissione attiva dell’aria scatena meccanismi nervosi che influenzano l’assorbimento d’aria in tutti i livelli dell’apparato respiratorio: in questo modo, un odore nauseabondo blocca immediatamente tutti i processi respiratori.

In mancanza di dati scientifici recenti e precisi nel campo particolare di queste reazioni a cascata, a cominciare dalle fosse nasali, disponiamo, per sostenere questa affermazione, di un esempio assai noto: lo starnuto.
Una irritazione di fondo minima delle terminazioni nervose delle fosse nasali (polvere, pepe, gas irritante) provoca per via riflessa una risposta globale di tutto l’apparato respiratorio. Il meccanismo, una volta messo in moto, non può più essere fermato da nulla. Questa reazione (dello starnuto) implica una brusca contrazione del diaframma e una partecipazione di certi muscoli del volto. Ciò prova che una debole stimolazione locale può provocare una reazione globale di tutto l’apparato respiratorio, questa reazione essendo sproporzionata allo stimolo.

Nella prensione attiva dell’aria attraverso le narici non si tratta di una reazione brutale, ma al contrario di una sensazione euforica di apertura sul mondo esterno.
Tutto ciò avviene come se l’allargamento delle narici condizionasse la ricettività di tutto il sistema respiratorio durante l’inspirazione.

Allenatevi quindi durante i vostri esercizi respiratori a respirare attivamente allargando le ali del naso.
La percezione del passaggio di aria fresca nelle narici diviene così assai migliore e favorisce incontestabilmente l’indispensabile processo di assorbimento d’aria e di prâna.
Va da sé che é impossibile respirare in questo modo durante tutta la giornata, ma esercitandosi regolarmente a prendere aria in questo modo, con l’aiuto dell’addestramento, le ali del naso ritroveranno la loro mobilità.
Col tempo, l’abitudine ancestrale, persa nel processo di domesticazione che noi chiamiamo pomposamente “civilizzazione”, si ristabilirà almeno parzialmente in un qualsiasi momento della giornata e persino della notte.

Anche se la modificazione è impercepibile, essa può comportare – senza voler essere troppo ottimisti – un accrescimento del 10% della quantità d’aria inspirata. Ora, al ritmo di 18 espirazioni al minuto, alla fine dell’anno ciò rappresenterebbe 500.000 litri d’aria supplementari che sarebbero penetrati nei polmoni per vivificarne le cellule.
Fate delle prove contraddittorie, alternando la maniera normale di respirare e la respirazione con prensione attiva d’aria: prestissimo vi convincerete dell’efficacia di questo tipo di respirazione.

Vi accorgerete anche che soltanto questa prensione attiva d’aria rende la respirazione agevole, armoniosa ed equilibrata: ciò è augurabile in qualsiasi circostanza, ma particolarmente durante gli esercizi di prânyâma.

Se la natura ha dotato il nostro corpo di muscoli, questo é certo perché ce ne serviamo.
Ed è così che praticando lo yoga… si può rendere muscoloso il naso e addirittura dire: ” ho troppo respirato, mi sono stancato il naso! “.

Estratto da questa pagina; www.meditare.net/wp/benessere/lo-sbalorditivo-potere-della-respirazione-pranica

Il libro di riferimento è questo ( in lingua francese )

Posizione naturale per espellere i nostri rifiuti soldi organici

Sostengo e insegno questa posizione da anni , ma ho gradito molto come lo spiegano in questo sito e per questo lo condivido qui nel Blog. Quindi per chi ancora non ci avesse mai riflettuto ecco la posizione naturale per espellere rifiuti soldi organici, in altre parole :  il modo migliore per fare la cacca

Ma se nemmeno sappiamo cagare, dove vogliamo andare? Pensavo fosse una cagata, fino a quando ho provato, e devo dire che e’ tutta un’altra musica.

Posizione per defecazione
La biologa Giulia Enders spiega nel suo libro “Charming Bowels” perché fare la cacca da seduti non porta nessun beneficio. La giusta posizione da assumere per evacuare in maniera efficace e veloce è quella dello squat, ovvero rannicchiati.

Non è un problema di pochi quello relativo alla… cacca. Secondo Giulia Enders, dottoranda in biologia medica, il problema risiederebbe proprio nella classica e più conosciuta posizione adottata in occidente: quella da seduti.  Come mette in evidenza il Guardian nella recensione dell’opera, il modo migliore per evitare la costipazioneinterna è mettersi in posizione di squat: tenendo sollevate le gambe, ovvero nella stessa posizione che assumiamo quando ci troviamo di fronte a una turca.

Non solo frutta,acqua e sole …l’importanza dell’ARIA

 

ARIA : Non solo la frutta, l’acqua e il sole.
Ma bisogna conoscere il funzionamento fisiologico della respirazione ed “assumerla”, l’aria, nel modo giusto.
Sembrerà una teoria stravagante, ma coloro che respirano “poco” sono meglio ossigenati e non rischiano gli attacchi d’asma, prerogativa di quelli che a bocca sempre aperta introiettano enormi volumi di aria.
Al contrario di quanto sempre, comunemente ed erroneamente insegnato, non importa quanto ossigeno (O2) venga incamerato nei polmoni, ma bensì quanto ossigeno riesca a passare dal sangue alle cellule dei tessuti di tutto il resto dell’organismo;  i polmoni strapieni di ossigeno non sono garanzia di trasferimento alle cellule che, a loro volta se carenti, continueranno a mandare segnali di necessità di aria, “fregandosene bellamente” del fatto che i polmoni ne siano pieni.
Entra a questo punto in gioco il ruolo dell’ anidride carbonica (CO2), che non solo è il risultato finale della combustione energetica all’interno della cellula, ma è anche la moneta di scambio per il riapprovvigionamento dell’ ossigeno : la cellula potrà ricevere dal sangue una quantità di ossigeno proporzionale alla quantità di CO2 cedibile,  senza CO2, l’ossiemoglobina passa davanti alla cellula, non cede nulla e continua il suo viaggio.
E’ evidente a questo punto quanto sia importante “non disperdere” il nostro carico prezioso di CO2, che appunto anche se indirettamente, è fondamentale per l’ossigenazione dei nostri tessuti. Quindi, ripetendo, non dobbiamo preoccuparci di riempire i polmoni, ma bensì di fare arrivare l’O2 ai tessuti.
Il principio, seppur ampiamente snobbato nella cultura quotidiana,  risulta perfettamente relazionato nei testi della medicina convenzionale con gli studi degli scienziati Verigo e Bohr e poi sviluppati da Buteyko.
Come si disperde la CO2 : essendo questa trattenuta nel nostro organismo ad una pressione molto maggiore rispetto a quella contenuta nell’aria, basta spalancare i canali respiratori più del normale  o accelerarne la frequenza che si realizza questo perverso meccanismo.
A cosa serva una buona ossigenazione di tutte le cellule dei tessuti del nostro organismo è banalità dirlo : con nullo o scarso rifornimento il tessuto o l’organo interessato sarà malato o comunque deficitario.
Non esiste una sintomatologia diretta della carenza di ossigenazione, ma gli effetti negativi della iperventilazione (respiro rapido, superficiale e con la bocca) con la conseguente ipocapnia (ridotta concentrazione di CO2) si accertano per contrasto quando con la correzione della respirazione arrivano “inequivocabilmente” i  benefici tangibili, interessando gli apparati respiratorio, circolatorio, muscolare, immunitario e neurologico.

Il naso è l’unico organo deputato alla ventilazione, la bocca la può fare ma solamente in alcune precise situazioni; passando per il naso, a differenza della bocca,  l’aria viene odorata (segnali di piacere,  ma anche di allarme), filtrata, umidificata e riscaldata;  inoltre si evita la xerostomia, e si mantiene l’equilibrio delle cavità ossee frontali.
Per la qualità dell’aria, è inutile ripetere i banali concetti sull’inquinamento moderno  che tutti ben conoscono, ma a prescindere da ciò, è utile sapere che  in montagna l’aria è migliore non perché probabilmente  meno inquinata, ma sicuramente perché avente ossigeno più rarefatto e quindi più consona alla nostra “fisiologia respiratoria”.
Chi volesse approfondire l’argomento può consultare i chiarissimi testi in italiano delle Dott.sse Rosa Maria Chicco e Fiamma Ferraro.
In conclusione, senza  entrare in superflui  tecnicismi e per rimanere coerenti con lo spirito di questa rubrica che vuole suggerire semplici pratiche quotidiane per il raggiungimento del benessere, si possono elencare i seguenti:

 


Respirare solo col naso e mai con la bocca, salvo problemi fisici del naso stesso; nel caso di “fiatone” per una corsa o una salita di scale o simili, per quanto possibile,cercare di trattenere le labbra chiuse e fare fluire l’aria più lentamente, più lungamente e più profondamente (abbassando il diaframma e …..facendo entrare l’aria nella cavità della pancia); riuscendo in questo auto-controllo ci si accorgerà presto di come quel fiatone si “recuperi” molto prima che col vecchio metodo della “bocca spalancata.
-Imparare a mangiare, bere e parlare senza “contemporaneamente tirare dentro aria”, facendone quindi movimenti distinti, cosa che con un poco di allenamento diventa semplice per chiunque.
Quando si ha freddo, un ottimo sistema per riscaldarsi è diminuire il flusso respiratorio (si potrebbe a titolo di esperimento tappare una narice e resistendo alla tentazione di aprire la bocca, una volta raggiunto il giusto ritmo, ci si accorgerà di avere le mani o piedi meno freddi; da provare)
Nell’ emergenza di attacchi di panico, di caduta della pressione, o di semplice cefalea può risultare utile la respirazione dentro un sacchetto di carta per diversi minuti (aumentando la concentrazione di CO2 nell’aria ri-respirata, che conserva ancora una gran quantità di O2, questi disturbi potrebbero “magicamente diminuire”; provare per credere)
Eseguire regolare e quotidiana attività fisica perché, almeno per l’argomento specifico in oggetto, genera la preziosa CO2 che, abbiamo ormai imparato essere l’indispensabile moneta di scambio dell’ O2 per le cellule.
Esistono degli esercizi semplici, specifici e collaudati per migliorare la respirazione e quindi di conseguenza la salute, dei quali si trova il dettaglio nei testi consigliati, ma ritengo che con questi piccoli accorgimenti il cittadino comune possa trovare già  giovamenti notevoli, lasciando a chi voglia affrontare con maggior decisione i propri problemi di salute l’iniziativa di sperimentare per intero i protocolli definiti dal Dott. Buteyko

Cit : “E adesso so cosa devo fare: devo continuare a respirare perché domani il sole sorgerà e chissà la marea cosa potrà portarmi.”

 

Estratto da Ehretismo.com/2012/01/non solo frutta, acqua e sole

 

L’importanza dell’attività fisica. Cosa mangiare e bere prima/durante/dopo il movimento ?

allenamento_nutrizione_alimentazione-640x480 A Cura di Serena di Il drago parlante.com

In questo articolo ci occupiamo di diversi aspetti dell’allenamento. L’attivitá fisica vigorosa e regolare é un pilastro dell’Igiene Naturale. Assieme al mio ragazzo, Nick, capiremo che tipo di allenamento dovremmo sostenere, in che quantitá e quale momento della giornata é ottimale. Nella seconda parte dell’articolo vi sveleró cosa mangiare e bere prima, durante e dopo l’esercizio fisico in modo da massimizzare la vostra prestazione.

Prima parte di: Nicolas Schaffron

Fare esercizio fisico vuol dire molto di più che sviluppare muscoli forti. Si tratta di un’attività di body building nel vero senso della parola, ossia di costruzione del corpo. Tutte le cellule e le fibre del nostro corpo vengono attivate. Il cuore, il fegato, i reni, la pelle, gli occhi, ecc., e anche il cervello e il sistema nervoso, vengono stimolati e rafforzati in modi diversi.
L’esercizio è essenziale per mantenere attiva la circolazione del sangue e per dare tono a tutte le funzioni vitali, nonché perfezione a tutti gli scambi vitali. Esso assicura anche un adeguato apporto di sangue ad ogni parte del corpo, fa in modo che la linfa si muova normalmente e mantiene la salute generale di tutto il sistema. L’esercizio serve a nutrire e rafforzare tutti i vari organi e sistemi del vostro corpo!
Se non si fa esercizio fisico regolare, i muscoli cominciano a perdere tono, diventando deboli e flaccidi. Col tempo, i muscoli possono atrofizzarsi fino al punto di deperimento. Lo stesso vale per il resto del corpo.

Tuttavia, se si pratica correttamente e costantemente dell’esercizio, bellezza, forza e resistenza, insieme a coordinazione e agilità, diventeranno parte della vostra realtà!! La postura migliorerà, il che assicura un corretto rapporto tra ossa, muscoli e organi che aiutano tutti gli altri tessuti del corpo. Si stabilirà e si manterrà una dimensione di grazia ed equilibrio, con un aumento di bellezza e simmetria. Ancora più importante, si proverà una sensazione di gioia e felicità grazie al fatto di vivere la propria vita al massimo ????

L’importanza dell’esercizio non verrà mai sottolineata abbastanza. Non si potrà mai raggiungere una piena salute senza un regolare esercizio fisico. Quindi, che tipo di esercizio si deve fare? Quanto esercizio si ha bisogno di fare? E quando è il momento migliore per fare attivitá fisica? Sapere questo vi aiuterà a determinare un programma di allenamento che vi faccia sentire in forma e in salute. [Read more…]

Ri-evolvere alla giusta postura come gli antichi nostri progenitori

Il mal di schiena è una brutta bestia. In America la maggior parte delle persone soffrirà di problemi alla schiena. Sfortunatamente per un terzo di loro i trattamenti non gioveranno e il problema diventerà cronico. In Italia si perdono ogni anno 30 milioni di ore di lavoro a causa del mal di schiena (fonte: inail). Stephen Bevan, direttore del Centre for Workforce Effectiveness all’Università di Lancaster, in un recente documento sull’impatto economico e sociale del mal di schiena, ha dichiarato che i costi  causati da questo disagio supererebbero in Europa i 12 miliardi di euro all’anno.

Che ci crediate o no nel mondo esistono delle culture in cui il mal di schiena quasi non esiste. Una tribù indigena dell’India centrale non ha riportato nessun caso. E i dischi della loro schiena hanno mostrato pochissimi segni di degenerazione con l’invecchiamento.

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Molte statue antiche, come questa greca, mostra una spina dorsale a forma di J. La schiena della statua è piatta fino al sedere, dove curva così che i glutei si trovano dietro la spina dorsale.
Un’agopuntrice di Palo Alto, California, crede di aver capito il perché noi occidentali soffriamo tanto di mal di schiena.
Ha viaggiato per anni tutto il mondo, studianto le culture con i tassi più bassi di mal di schiena – come camminano, si siedono e stanno in piedi.

Circa due decadi fa, Esther Gokhale ha cominciato ad avere problemi con la schiena dopo la prima gravidanza. “Avevo dolori lancinanti, non riuscivo neanche a dormire la notte” spiega “Facevo il giro del palazzo ogni due ore, ero praticamente un’invalida”.

Gokhale aveva un’ernia del disco. Alla fine ha deciso di fare un’operazione per risolvere il problema ma, un anno dopo, l’ernia si è ripresentata. “Volevano farmi un’altra operazione. Ma io non volevo che diventasse un’abitudine”

Questa volta Gokhale decide di trovare una soluzione per sistemare la sua schiena una volta per tutte. E non era convinta che la medicina occidentale potesse risolvere il suo problema. Così comincia a pensare in maniera differente, a cercare soluzioni alternative e un bel giorno ebbe un’idea: “Dovevo andare a visitare le popolazioni che non avevano questi enormi problemi e osservare come vivevano”

Nei 10 anni seguenti Gokhale visita varie culture in giro per il mondo lontane dalla vita moderna. Ha visitato le montagne dell’Ecuador, piccole città che vivono di pesca in Portogallo e villaggi sperduti dell’Africa occidentale. [Read more…]

Sport e alimentazione vegan e crudista

massimo-brunaccioniIl bisogno delle proteine animali come fondamentali per chi pratica sport, è un mito e molti grandi campioni sportivi sembrano appunto dimostrare l’infondatezza di questa credenza.

di Valdo Vaccaro, igienista e nutrizionista autore di numerosi libri sull’alimentazione

L’ELENCO DEI CAMPIONI VEGANI E VEGETARIANI PARLA CHIARO

L’unica persona al mondo ad aver vinto per 6 volte l’Ironman Triathlon è stato Dave Scott, vegetariano. Vegetariano come Miles, campione del mondo di tennis per 10 anni di seguito. Come Marianna Navratilova che a 47 anni ha vinto il suo 167° titolo in Australia, lasciando a secco formidabili tenniste ventenni, che potevano essere sue figlie. Come Billie Jean King, 6 titoli a Wimbledon, e migliore atleta donna del mondo nel 1967 e nel 1973. Come Walter Killer Kowalski, 6000 incontri vincenti di lotta libera e pluri-campione mondiale. Come Zbysko, pure lui pluri-campione mondiale di lotta libera. Come Emil Deriaz, record mondiale di tiro alla fune. Come Scott Jurek, vincitore 6 volte della Maratona Western States 100 mile endurance, con un record imbattuto di 15 ore, 36 minuti e 27 secondi.

LE SCALATE PIÙ ALTE E LE IMMERSIONI PIÙ PROFONDE

Come Edwin Moses nei 400 corsa ad ostacoli, campione mondiale imbattuto per 10 anni. Come Desmond Oward, uno dei è più forti giocatori di tutti i tempi del football americano. Come Paavo Nurmi, 9 medaglie d’oro nei 5000 e nei 10000 metri. Come Pierre Vérot, record di resistenza sci alpino, con 83 ore e 2 minuti nel 1982 (record imbattuto). Come Al Oerter, 4 volte campione mondiale di lancio del disco. Come Maurizio Zanella, scalatore di montane senza attrezzi. Come Enzo Maiorca, campione mondiale di immersione. Come semplicemente la Hellen Crooks che a 90 anni scalava il Monte Witney, 4000 metri, per la 26° volta. Non sono sicuro se nella velocità Livio Berruti e Pietro Mennea fossero totalmente vegetariani o no, ma so per certo che Carl Lewis e i campioni odierni della velocità e del salto, stanno preferibilmente sul veganismo e non certo sulle bistecche. Ancor meno sul brodo di pollo o sulle delizie marcate McDonald’s. [Read more…]